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Tv digitale terrestre, il bilancio di un anno

di Gianni Rusconi

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31 dicembre 2009

Il processo di migrazione al digitale terrestre è in corso e con esso il passaggio alla televisione multicanale e tematica. Volenti o no, la rivoluzione annunciata diversi anni fa è arrivata e tempo tre anni – fine 2012, data ultima per completare lo spegnimento del segnale analogico - interesserà tutti gli italiani. Il bilancio del 2009, stando a quanto dicono istituzioni (soprattutto) e operatori, è in attivo ma le polemiche non sono certo mancate: per i problemi lamentati dagli utenti al momento dello switch off, per la guerra fra Sky e Mediaset, per l’oscuramento dei canali satellitari Rai sull’emittente di Rupert Murdoch, per la questione dei decoder (troppe le tipologie di ricevitori in offerta, spesso troppo complessi o scadenti, in attesa del ricevitore universale). L’anno che finisce, e questo è però indiscutibile, ha comunque rappresentato una svolta nel percorso di transizione al digitale terrestre del sistema televisivo italiano. A confermarlo sono i numeri: due famiglie italiane su tre (il 62%, per complessive 14 milioni di case e 36 milioni di persone) dispongono di un ricevitore Dt nella residenza principale, il 30% della popolazione è all digital (l’Italia è prima in Europa in questa classifica), si sono venduti oltre 2,7 milioni di decoder in un solo mese (ottobre 2009), il 25% di share dell’audience televisiva è ormai appannaggio (il dato di riferisce a novembre) dei canali del Dt e la quota della Tv analogica è al di sotto della soglia del 60%. Anche il numero,  990mila, di chiamate al numero verde del call center istituito dal Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento per le Comunicazioni per richieste di informazioni e assistenza alla sintonizzazione di Tv e decoder danno l’idea di quanto la rivoluzione digitale abbia impattato sulla vita quotidiana di moltissimi cittadini italiani. Mettiamoci infine anche il fatto che gli abbonati a Sky, che al digitale terrestre guarda eccome (vedi il lancio della “chiavetta” per accedere ai canali del Dt direttamente dal decoder satellitare), sono circa cinque milioni e costituiscono circa il 15% degli utenti attivi ed ecco che il quadro di un Belpaese ormai votato al verbo della “nuova” televisione è praticamente completo.

 

Oltre 24 milioni di decoder venduti dal 2004

Nel bilancio di fine anno ci sono inoltre altri dati che meritano una riflessione. Per esempio quello che stima a circa 82mila i contributi statali di 50 euro erogati dal Dipartimento per le Comunicazioni alle fasce deboli per l’acquisto di un decoder interattivo attraverso i 949 rivenditori accreditati. Considerando l’enorme domanda degli scatolotti digitali - secondo gli ultimi dati elaborati da Makno a novembre si è arrivati a un parco installato di 20,7 milioni di unità – è facile intuire come solo una minoranza di consumatori (e 30mila di questi sono abitanti della Campania) abbia beneficiato del sussidio governativo. Tanto più che, mediamente, due terzi dei decoder acquistati sono esterni, mentre solo il 30% circa sono integrati nel televisore. Altro dato che induce a pensare a una “anormale” corsa all’acquisto è il numero totale di ricevitori Dt venduti dal febbraio 2004 a oggi: oltre 24 milioni, di cui poco meno del 60% esterni. Quanti di questi sono via via divenuti obsoleti in relazione ai cambiamenti intercorsi a livello di standard di trasmissione?

 

Il programma degli switch off 2010 e la “scommessa” Tivù Sat

Completata da settembre in avanti la completa transizione al digitale di Valle d’Aosta, Piemonte Occidentale, Trentino Alto Adige, Lazio e Campania, il piano di switch off interesserà nel nuovo anno Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Piemonte orientale. Per tutte le regioni e aree rimanenti lo spegnimento definitivo del segnale analogico avverrà fra 2011 e 2012. Se tutto procederà come da programma il 70% della popolazione italiana, alla fine del dicembre prossimo, sarà raggiunta dalla Tv digitale terrestre. Molto dipenderà, osservano vari addetti ai lavori, da come la Rai riuscirà a garantire la copertura del segnale per i suoi 13 canali anche nelle aree impervie. La scommessa di Tivù Sat, la piattaforma satellitare gratuita (costo del decoder a parte) varata in agosto da viale Mazzini con Mediaset e La 7 per consentire a chi non riceve il segnale di vedere i canali in chiaro del digitale terrestre via satellite, al momento sembra essere stata vinta. Le smart card vendute a produttori di decoder e di televisori sono state circa 600mila e si stima che oltre mezzo milione di decoder certificati Tivù Sat siano stati portati sul mercato. Quanto al numero di effettive attivazioni, i portavoce della nuova società avevano diffuso a novembre dati secondo cui queste erano mediamente nell’ordine delle 1.000 al giorno: resta ora da vedere se il trend sarà confermato anche per i prossimi switch off, se la qualità del servizio è quella promessa e se – fattore non trascurabile – gli utenti non seguiranno strade alternative, Tv satellitare “free to air” in primis.

   

I problemi aperti, canali e frequenze

Sebbene il processo di digitalizzazione prosegue di buon ritmo, restano però aperte ancora alcune questioni spinose quali il sistema di numerazione dei canali, l’assegnazione delle frequenze, l’assistenza e l’informazione ai consumatori post switch off. Sulla prima pende l’istruttoria aperta lo scorso 19 novembre dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), la seconda chiama in causa normative comunitarie: entrambe materie che sfuggono a milioni di utenti televisivi italiani. A questi interessa che il passaggio al digitale terrestre sia il più possibile indolore: per entrare nella dimensione della televisione a pagamento, interattiva e tematica c’è tempo. L’importante è non trovarsi dall’oggi al domani con lo schermo nero e la scritta “mancanza di segnale”.

31 dicembre 2009
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